Dacia e Nina
“ Lo sanno e lo dicono. Nella loro vita precedente, diversi maestri Zen sono stati gatti. E’ noto anche che molti altri hanno fatto il percorso al contrario. Dopo aver assunto le sembianze umane, hanno avuto la possibilità di tornare a essere felini. Se nel periodo vissuto da esseri umani avevano maturato un esperienza particolare, questa speciale attività, a quanto pare, non scompare, non del tutto: permane ancora qualcosa nel loro ciclo vitale. Anche questa forma di reminescenza è ben nota. In via San Biagio c’è un felino davvero popolare.
La notte spesso dorme in vetrina, tra le maioliche decorate da Dacia , artigiana riservata, silenziosa quanto e forse più di chi la assiste durante il lavoro quotidiano.
La simbiosi è perfetta.
Sono tanti che fotografano il gatto delle maioliche. E’ ormai consapevole del suo forte richiamo e sembra quasi mettersi in posa, ma con molto distacco rispetto agli sguardi curiosi che di solito lo circondano. I suoi plateali sbadigli, le sue smorfie snob sono eloquenti.
Osservandoli di nascosto si vede Dacia che decora sotto gli occhi attentissimi da supervisore del suo gatto Nina.
Lo sa bene di essere sotto osservazione, ma sembra contenta. Due fiammelle seguono ogni movimento della mano e del suo naturale prolungarsi in rapide eppure morbide pennellate. Sensazioni nette, il maestro in pelliccia sembra guardare ogni gesto, preciso, misurato, un segnale, una lievissima corrente elettrica non più nascosta tra gli artigli.
Bisogna vederli. Stanno creando insieme, quasi trattenendo il respiro. Uno spettacolo, non voluto, ma sicuramente una forma di dialogo unico, silente, potente.
Il loro segreto, forse Dacia nella vita precedente era un felino, ma il suo gatto era sicuramente un maestro Zen esperto di ceramica. Si capisce, impossibile non vedere, non cogliere il suo occhio che plasma e disegna, che ispira e guida la sua allieva. Non si manifesta per eccesso, il suo spirito aleggia leggero, vive e continua a creare oggetti bellissimi. Non ha bisogno neppure della mani.
Esplicitano fino in fondo quello che ripetevano gli antichi Greci : è il vaso che fa il vasaio, non il contrario.”
Pasquale Doria